L’equinozio di primavera -il termine equinozio deriva da “aequus nox”, notte uguale, cioè il numero delle ore di notte si eguaglia a quello di luce-è il primo giorno di primavera. Per gli antichi romani esso cadeva il 15 o il 24 o il 25 Marzo. Cesare stabilì che si celebrasse il 25 e solo con il calendario Gregoriano fu stabilito che cadesse il 21 Marzo. Ma può cadere anche il 19 o il 20 Marzo e questo dipende da quando il sole si trova allo zenit dell’Equatore, durante la rivoluzione terrestre, e i suoi raggi colpiscono perpendicolarmente l’asse di rotazione del nostro pianeta.
L’equinozio di primavera era fondamentale nell’agricoltura, perché spuntavano i germogli sugli alberi e nel terreno; era importante anche quello d’autunno, per il vino, così come i due solstizi d’ estate e d’inverno: gli antichi popoli grazie ad essi si orientavano per la semina e il raccolto.
In primavera la natura rinasce dopo il lungo letargo invernale: è il trionfo della luce sulle tenebre, della vita sulla morte.
La festa di primavera era comune tra i popoli, seppure lontani nel tempo e nello spazio.
La più antica, risalente a circa 4700 anni fa, sembra sia la Sham el Nessim, in Egitto: in epoca faraonica essa era legata all’agricoltura, i cui riti di fertilità furono inglobati dal Cristianesimo nei riti Pasquali. Pare, inoltre, che il giorno dell’Equinozio di Marzo la Grande Sfinge di Giza si allinei esattamente con il sole che sorge: un fenomeno che coinvolge altri noti monumenti come il tempio di Angkor Wat in Cambogia, la piramide messicana di Chichén Itzà e i megaliti di Stonehenge, questi ultimi allineati con il levar del sole anche durante i solstizi.
Nel mondo ellenico, sin dal VII sec. la primavera veniva salutata con i misteri Eleusini: suddivisi in una fase primaverile e in una autunnale, nella prima questi riti celebravano il ritorno dall’Ade di Persefone rapita da Plutone, che sarebbe rimasta accanto a sua madre Demetra per tutta l’Estate. Poi, in autunno sarebbe ridiscesa negli inferi, accanto a Plutone, e vi sarebbe rimasta per tutto l’inverno. Ed ecco l’alternarsi del ciclo delle stagioni.
L’antica Roma invece celebrava il ritorno della primavera attraverso diversi riti tra cui i Floralia, organizzati in onore della la dea Flora, pregata per un buon raccolto, per la salute degli animali e delle piante ed anche per la fertilità delle donne. Ma i romani essendo guerrieri celebravano anche il dio Marte, a cui il mese di Marzo era dedicato. Altri protagonisti della festa di primavera sono Attis, dio frigio e Cibele, dea frigia identificata con Rea, la madre di tutti gli dei. Secondo una versione Attis era figlio di Rea, dea vergine. Secondo un’altra versione, i due si amavano. Attis sposò un donna mortale ma, durante le nozze egli divenne folle a causa di un amante gelosa, -forse la stessa Cibele?-, salì su un monte e si tolse la vita. Cibele dispiaciuta, intervenne per salvargli la vita. Secondo alcune versioni del mito, Attis tornò in vita dopo tre giorni, secondo altre invece, Cibele trasformò l’amato giovane in abete simbolo, infatti, della vita eterna. In ogni caso la Dea della Terra istituì una cerimonia funebre da celebrarsi durante l’equinozio di Primavera. Le celebrazioni cominciavano il 15 di Marzo e terminavano il 28 Marzo dando inizio al nuovo anno celebrando così il mistero della morte e della resurrezione. Tali cerimonie assunsero presto un carattere misterico e furono i soli riti orgiastici di età romana caratterizzati da danze frenetiche accompagnate dal suono dei tamburi. Da questi riti discende la Tarantella, tipica danza del Sud Italia, accompagnata dal suono del tamburello, simbolo di Cibele.
I popoli germanici celebravano invece Ostara, dea della fertilità, con l’accensione di un cero, simbolo della fiamma dell’esistenza, fino all’alba.
I popoli celtici chiamavano il mese che sanciva l’arrivo della primavera Eostar-Monath, da cui Easter in inglese o Ostern in tedesco, entrambi con il significato di Pasqua. In seguito,con il trascorrere del tempo, le celebrazioni cristiane si sono sostituite a quelle pagane acquisendone talvolta, anche i simboli. Ma di questo parleremo più in là…