Paestum in antichità era famosa anche per una rosa bellissima, la “rosa damascena pestana”. Ne parlano autorevoli letterati quali Properzio, Marziale, Ovidio, Columella, Virgilio.
Marziale ne ricorda il colore ed il profumo: “… Sian rosse le sue labbra, tanto da rivaleggiare con le rose pestane…”, “ Era la bocca profumata come una pianta pestana di rose…”
Properzio chiama odorosa la città stessa. “Ho visto giovani rosai di Paestum odorosa piegarsi appassiti sotto il soffio dello scirocco mattutino…”.
Virgilio nelle Georgiche ne esalta la fioritura: “ Se già non fossi al termine del lavoro…canterei i roseti di Paestum che fioriscono due volte all’anno…”.
In età moderna saranno anche il Rota, il Tasso a parlarne, così come il Monti.
Il Tasso scrive : “Quivi insieme venia gente esperta Dal suol ch’abonda di vermiglie rose. La’ ve’, ) come si narra) e rami e fronde Silaro impetra con mirabil onde”.
Ed ancora Ungaretti ricorda le rose di Paestum: “ Questa piana rivedrà presto tornare le sue rose celebrate; ma il cileo ha qualche rosa, ora, e stasera la loro brevità è fulminea”
La Campania era tra le aree geografiche in cui si coltivavano intensivamente le rose, così tanto desiderate dall’aristocrazia romana che ne faceva sfoggio nelle ricche e belle domus. Ma non solo. I suoi profumati petali servivano a produrre profumi,. Plinio il vecchio racconta che era proprio la Campania l’area in cui si producevano i profumi: questa regione “produce più profumi di quanto le altre producano olio”.E qui a Paestum è stato ritrovato un opificio in cui è conservata una bellissima base di torchio in marmo bianco.