Salve a tutti. Oggi vi porto ad Oplontis, l’attuale Torre Annunziata, a due passi da Pompei, dove si può godere di una meravigliosa domus imperiale: la villa di Poppea, seconda moglie di Nerone, appartenuta forse a lei o comunque alla sua famiglia. Lei, così bella da aver abbagliato anche il suo futuro marito, amava il lusso sfrenato e lo sfarzo: la villa sembra proprio riflettere la sua vanità.
La immaginiamo mentre fa un bagno rilassante nel latte d’asina. Si perchè Poppea, invidiata dalle donne a lei contemporanee, è conosciuta soprattutto per il bagno nel latte d’asina, che avrebbe reso la sua pelle più morbida e bianca. E ne conosciamo anche la ricetta “miracolosa”: latte d’asina, miele, bicarbonato, sale marino, petali di rose ed olio d’oliva.
Ecco cosa ci racconta Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis: “Si ritiene che il latte d’asina elimini le rughe dalla pelle del viso e la renda più morbida e bianca e si sa che certe donne vi si curano le gote sette volte al giorno, facendo bene attenzione a questo numero. Fu Poppea, la moglie dell’imperatore Nerone ad inaugurare questa moda, facendone uso anche per il bagno, e per questo in viaggio si portava indietro mandrie di asine”
E non dimenticava neanche la lucentezza e la morbidezza dei suoi ricci, sui quali applicava una mistura, di cui ci parla anche Ovidio, fatta di “latte, aceto e tuorlo d’uovo perchè rendeva i boccoli più compatti e modellabili”.
Vanitosa come era non rinunciava al profumo e ad Oplonti, nella sua villa, gli archeologi hanno ritrovato il contenuto carbonizzato in boccette di vetro così come residui di rosmarino e maggiorana, spezie usate come antinfiammatori.
Ma Poppea sarebbe stata così attenta anche alla sua “linea” o era golosa di dolci ed in particolare di cassate?
Ebbene si: la cassata oplontina, così chiamata perchè dipinta nella villa in un affresco del I sec. d.C., dove appare su importante treppiede in legno, era un dolce ben noto . Essa è rappresentata così tanto bene da far venire l’acquolina in bocca solo a guardarla. Qui, grazie al ritrovamento di resti papiracei con la ricetta originale scritta in un latino alquanto approssimativo e all’attenta osservazione dell’affresco, si è cercato di ricrearla. Questi gli ingredienti: ricotta di pecora, datteri, noci, miele, uva passita, prugne e albicocche secche, pinoli, cedro, farina di mandorle e polvere di cocciniglia.
Sicuramente una delizia ma anche una bomba calorica riproposta ancor oggi!